Per tante ragioni che non riassumo per ora (ma penso che molti le sappiano meglio di me) mi sento di affermare che esiste una parte di persone di questa società che ha deciso di tagliare alla base le radici coltivate con la tradizione e soprattutto lo studio della cultura del nostro passato e di veleggiare a vista, ma con gli occhiali neri da saldatore surfando sugli slogan.
Non generalizzo, intendiamoci, ma senza studiare dove si finisce?
Semplicemente nella galassia estesa di gente che ritiene che il futuro si possa edificare su qualcosa di ancora più effimero dell'edonismo: sul presentismo rappresentato da un piatto di cibo padellato, su una muscolatura tirata a lucido, dal denaro e dalla prepotenza, magari annaffiata di alcool, sulla sostituzione del pensiero critico con l’argomentazione d’effetto o lo slogan degli influencer.
Se si chiede a un ragazzo che sta per scegliere il percorso scolastico e gli si chiede quali studi sceglierà risponderà, in automatico:
“Mi iscriverò a un Istituto che mi permetterà di inserirmi nel mondo del lavoro”.
Il che sembra ragionevole, ma nessuno riflette o approfondisce.
Eppure, senza voler sconvolgere gli adolescenti sarebbe utile consigliare di nutrire sani dubbi invece di cercare suggestioni dalle chat. Vi sono dubbi importanti per crescere.
Chi sono? Cosa voglio diventare? Quali sono le mie attitudini? Cosa vorrei fare per dare il mio contributo alla realtà in cui vivo? Perché devo trovare un lavoro quale richieda il mercato del lavoro e non una professione alla quale mi sento portato?
Perché si fa leva sul bisogno (tutto e subito) e non sulla legittima ambizione di crescere come persona?
E inoltre perché nessuno fa riflettere i giovanissimi sul fatto che oggi il mondo del lavoro è in continuo cambiamento, che alla manodopera si richiedono competenze (a volerle chiamar così) che mutano rapidamente e che quello che si può imparare a "fare" oggi domani sarà del tutto svalutato?
Senza una formazione culturale (non solo di mestieri) non si diventa forse merce umana ricattabile?
Togliendo e disprezzando lo studio cosa rimane? Nient’altro che fuffa senza radici.
Per costoro la Storia è, quando va bene, quella raccontata dai documentari di qualche telegiornalista, l'Arte è (ad esser moderati) quello che blaterava Sgarbi, la Letteratura inizia nel 1999 con romanzetti spesso sgrammaticati, la Scienza? Tutte balle di virologi o ricette di cosiddetti nutrizionisti o dietologi.
La politica? Semplice: è quella dell’opinionismo tele strillato, senza aver letto pagine e tanto meno libri, senza aver riflettuto sulle esperienze dei padri, senza valutare le conseguenze delle decisioni.
Tutto molto triste, e peggiore sarà in futuro perché le conseguenze non tardano, ma sono già qui.
Concludo con un paradosso: forse meglio, insisto è paradosso, ma sano e saggio, imparare a far crescere il grano, a coltivare gli ulivi.